sabato 12 maggio 2012

L'ulivo nel cemento

Chissà com'è. Come sarà non appena quella stanza si apre. Sembra sia questione di ore. Minuti, forse. Devono deciderlo i medici di Op. Devono arrivare i risultati delle analisi. Dipende dal numero delle piastrine. Emoglobina, neutrofili, l'eco del fegato di controllo. Però è finita. O al massimo manca poco. Doriana e Martina stanno per uscire dalla stanza, dopo quattro settimane di alto isolamento. Stanno per tornare fra noi, libere nel corridoio e poi presto anche a casa, a vedere questo sole di maggio.

La temeva, Doriana. La nominava da mesi quella prova che attendeva sua figlia prima o dopo, in vista dell'autotrapianto delle cellule staminali. Si chiama camera antisettica. Vietato entrare, se non per infermieri, medici e portantini. Fuori Ignazio, il padre di Martina. Per parlare con moglie e figlia solo una piccola finestrella di vetro incastrata nella porta, a cui incollare la faccia. Fuori nonno Vincenzo, avanti e dietro per giorni dal reparto alla casa d'accoglienza con le buste dei panni. Fuori le altre madri, con cui Doriana ad ogni ricovero saliva in terrazzo a fumare e a guardare quel piccolo ulivo piantato nel cemento del Grande Ospedale, che ricordava un po' l'aria di casa.

Casa di Doriana, Ignazio e Martina sta lì dove la Puglia si fa vera e non si ripete, tra Oria, Francavilla e Grottaglie, all'incrocio tra la provincia di Brindisi e quella di Taranto. Chiese bianche, muretti a secco e ceramiche, alle porte del Salento. Nella loro casa succedevano cose semplici, come in tutte le case del mondo. Ignazio andava e veniva da un lavoro che amava e sapeva fare molto bene, in un' azienda importante, stimato da capi e clienti. Martina giocava con i cuginetti sul ballatoio, controllata dai nonni a vista. Doriana lavorava in un Piccolo Ospedale come infermiera. Reparto Ostetricia, a far nascere bambini, ignorando l'esistenza stessa del Regno di Op. Fino all'agosto maledetto e ghiacciato di un anno fa. Quando si è scoperto che Martina stava male. E tutto è finito. Senza ragione, di colpo.

La Tac, la biopsia, la risonanza, la Pet. E la diagnosi, una mattina di inizio settembre, di quelle che in Puglia si va ancora al mare. Linfoma di tipo B, diffuso. Un protocollo di chemioterapia lungo, severo. Doriana e Martina in ospedale, a dormire una sull'altra nello stesso letto. Ignazio avanti e dietro tra Roma, Brindisi e Milano, a tenersi stretto il lavoro, dal lunedì al venerdì, e ogni sabato e domenica  senza neanche farsi la barba a fare disegni con i colori a spirito insieme alla figlia, in ludoteca. I nonni  a fare i turni a fianco ai ragazzi. 1200 chilometri andata e ritorno, senza battere ciglio, senza saltare un week end. Alternandosi  senza un lamento, con le mozzarelle fresche nella borsa termica, lo zaino in spalla come avessero trent'anni e non settanta, i biglietti dell'autobus nel portafogli, ogni settimana.

Mentre Martina cambiava pelle e imparava un'infanzia nuova. All'inizio scalpitando. Chiedendo della cugina, dei compagni di giochi, del paese, delle maestre d'asilo. Piangendo di rabbia e di paura a ogni prelievo, nascondendosi sotto le lenzuola. Poi imparando a correre anche col tubo della flebo attaccato al centro del petto. Cantando la canzone di Emma e dei Moda a tutti quelli che le passavano davanti.
Giuro. La canzone che dice: si sveglierà il tuo cuore in un giorno d'estate rovente in cui sole sarà. E cambierai la tristezza dei pianti in sorrisi lucenti, tu sorriderai.

Incredibile Martina. In grado di saltare sul materasso anche durante una trasfusione. Di organizzare gare con gli altri bambini lungo i corridoi. Di rubare porzioni di fagiolini dal vitto dei compagni di stanza, per la sua insolita passione - a 4 anni  e 5 cicli di chemio addosso - per le verdure. Incredibile Martina. Che la sera chiama la nonna al telefono per dirle: "Dai nonna. Adesso ho preso un'altra medicina per far andare via la bua che mi resta. Tu non ti preoccupare che quando la medicina fa effetto torno a casa".

Chiudila in camera antisettica, una così, ci siamo ripetute in reparto noi mamme per settimane, insieme a Doriana, aspettando il momento. Quando le passa?

E invece passano, trenta giorni senza nemmeno le corse in corridoio e i giochi in ludoteca. Ce l'ha fatta Martina, buona buona e stretta a Doriana, a sfogliare Topolino e scaricare canzoni da You Tube. Chemio ad alte dosi in flebo, "azzeramento dei valori", trapianto delle staminali. Piano piano, un giorno dopo l'altro sul calendario.

E ce l'ha fatta pure Doriana, senza marito, senza sigarette. Sola con sua figlia e la paura. Medici e infermieri avanti e indietro. Telefono cellulare, riviste, libri, computer portatile, qualche film in dvd. In una stanza quattro metri per quattro, senza poter uscire, perché ogni possibile contatto con i valori a zero è un pericolo mortale. Perché quando si fa il trapianto delle staminali funziona così, e basta. Una grande finestra da tenere chiusa, una doccia sotto cui sciogliere i pensieri, una tv per guardare i cartoni e il tg.

Vorrei essere là davanti, quando si apre la porta della stanza. Vedere i loro occhi, l'espressione del viso. Scandire "brave", ad alta voce. Poi sentire ancora Martina cantare, vederla correre verso il padre, con addosso la maglietta di Titti e Gatto Silvestro che porta sempre. E gli stivaletti marroni col laccetto. E intanto togliere prima il cellophane e poi la carta stagnola da un pacchetto di sigarette nuovo di zecca, portarmi  Doriana sul terrazzo dell'undicesimo piano, far scorrere il pollice sulla rotella dell'accendino, lì davanti all'ulivo nel cemento che ricorda la nostra Puglia verde, marrone e azzurra, e offrirle finalmente da accendere. Anche se io una sigaretta non l'ho fumata mai.

19 commenti:

  1. Un pugno allo stomaco e nello stesso momento la commozione che prende il sopravvento e una frase mi sale dal cuore "io non potrei mai farcela" eppure dopo un secondo la certezza che per amore di mio figlio ce la farei eccome...
    Una eterna contraddizione come pensare come e'bello essere bambini e subito ricordare che esiste il regno di op, un luogo ingiusto ma che salva tante vite, regala tanti futuri....
    Vorrei scrivere bene come te Paola, per esprimere quello che mi gira tra il cuore e la mente, ti ringrazio per le contraddizioni che mi regali
    Cecilia

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    1. Ce la faresti, eccome. Davvero. E' incredibile, ma è così. Grazie a te, Cecilia.

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  2. Una vita ingiusta che non vuoi ma ti ritrovi ad affrontare. Cambia tutto. Cambiano i cieli e gli sguardi, gli amici e le priorità. Non cambia l'amore. Anzi per la prima volta, davvero, si sente l'amore totale, travolgente, puro.
    Questi bambini ci insegnano ad amare.
    Un abbraccio stretto, di quelli da dietro, improvvisi.

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    1. Parlavo proprio con Doriana di questo, due minuti fa, al telefono: quello che stiamo imparando da questi bambini, in questi mesi, resterà sempre. Bello l'abbraccio da dietro :) Buona giornata

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  3. cara Paola,lo sai come li chiamava la mia mamma gli abbracci così?Mi diceva "vuoi un TIRAMISU'?" e mi stringeva da dietro stretta stretta.Che bello:il libro esce il giorno del mio compleanno,non potevo farmi un regalo piu' bello.Grazie Paola per quello che ci racconti e per come lo fai.Un "tiramisù" a tutti Voi ed ai Bimbi Leone

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  4. I tuoi post sono sempre più belli cara Paola, ormai sono diventati così importanti che ad ogni nuovo post lo leggiamo tutti assieme, io, la mia famiglia e i miei genitori. Un momento bellissimo, di unione. Sei una persona davvero speciale e ti auguro tutto il meglio dalla vita, aspettando sempre il prossimo post!! Grazie di cuore!!

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  5. Come sempre grazie, perchè riporti il focus su ciò che davvero conta. GRAZIE.

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  6. Cara Paola,ancora una volta il tuo scritto mi incanta.Eppure il tuo racconto tocca un tema dolorosissimo,ma tu scrivi proprio bene e riesci a farci percepire si il dolore ma anche tutte quelle piccole sfumature di gioia che vi permettono di andare avanti.Non potevo che leggerlo ora il tuo scritto , ora che sono arrabbiata perchè la mia nipotina se ne torna a casa dopo due settimane che e stata con me al mare.E io non mi arrabbio più,anzi sono felice che torni a casa, perchè i nonni che conosci tu e che ho conosciuto io ne vorrebbero di partenze così !!!! ho letto suul' unita' che uscira' il libro sul regno op,informaci mi raccomando.La tua Puglia e magica ,ho avuto la fortuna di visitarla e mi ricordo gli ulivi i papaveri il mare i profumi !!!!spero che al più presto possiate di nuovo godervela in tutta la sua bellezza , con il cuore e la mente finalmente sereni.Un abbraccio infinito a tutti voi guerrieri del regno di op, ma oggi un pensiero speciale a voi coraggiosissime mamme!!!!.nonna Carla.

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  7. Cara Paola,
    oggi è la festa della mamma e penso a te a tutte le mamme del regno di Op in modo speciale. "Auguri" è una parola un po' banale, è vero, che si dice spesso un po' cosi' a caso. Ma vorrei con tutto il cuore usarla ugualmente questa parola, AUGURI, a tutte voi mamme speciali di bambini speciali, mamme e mogli di papà speciali, mamme che collaborano instancabilmente con infermieri, medici, nonni, amici speciali. Auguri a voi mamme del regno di Op, perchè siete un inno alla vita, quella vita che aiutate con tutte le vostre forze a far germogliare rigogliosa nei vostri bimbi invincibili. E ce la farete! Valentina

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  8. Che bello leggere queste cronache! Che bello sapere che ci sono persone che riabbracciano la vita! Che bello sapere che Martina è così "incredibile"!
    Luigi

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  9. Cara Paola... bellissime parole, descrivi momenti strazianti con parole leggere, vorrei solo poter essere lì a consolare, abbracciare, stringere... e lo so, lo so che non si può pretendere nulla da chi sta vivendo nel Regno di OP... ma la sigaretta no, no, no :(

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  10. non c'è niente da fare: ti leggo e non posso farne a meno. le lacrime vengono giù. a me che sono egoista fino all'inverosimile, interessata all'inutile, mamma di nessuno, tu dai altissime lezioni senza la pretesa di farlo. e quando finisco di leggere ricontestualizzo, relativizzo, analizzo e forse un pò miglioro. siete enormi, inestimabili, straordinari. tutti. vi abbraccio forte forte forte.

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  11. sono anche io lì davanti alla porta con te, a gridare di cuore: brave, brave, brave!

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  12. Sabato 12 maggio il mio papà ci ha lasciato, tumore al sistema linfatico. Dichiarato paziente terminale il 16 aprile, dopo un anno di chemio e radio valse a poco, non ci ha dato neanche un mese dopo che ci hanno dato la "sentenza" finale. Spero vivamente che la sua perdita sia di tributo a tutti i bimbi del regno di Op. Spero che quel male che si è portato via il mio papà lasci stare il regno di Op, con tutti i suoi bimbi che hanno tanto da conoscere. Spero davvero che il brutto male si sia portato via il mio papà in un posto migliore per togliere via un pò del male che esiste nel regno di Op, per ridare speranza di GUARIRE a tutti questi piccoli GUERRIERI. So che in medicina è impossibile, ma che questo suo sacrificio sia valso qualcosa ora ho bisogno di crederci.
    Un abbraccio forte a te al tuo piccolo e a tutti i bimbi e brava Martina e alla sua mamma, che continuate a lottare per la vita!

    Valentina

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    1. Un abbraccio virtuale a Valentina... I tuoi sentimenti sono sono più forti di ogni parola, di ogni medicina...

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    2. Cara Valentina, questo brano lo leggo nel corridoio che faccio quando vado nel regno di op dell'ospedale dei piccoli ogni martedì. A me dà forza e serenità, specialmente nei momenti più tristi. Un bacio Roberta.
      .....
      La morte non è niente.
      Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

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  13. paola c'è sempre qualcosa che mi fa sorridere nelle tue parole. sei forte. lo siete tutte.

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  14. Riporto il pensiero di un volontario nelle corsie pediatriche del Policlinico di Bari:
    in due anni ho conosciuto tante persone,tanti medici e tanti bambini mi sono rimasti nel cuore...Con loro ho giocato,ho letto,ho parlato,mi son divertito,ho imparato e li ho accompagnati nella loro esperienza in ospedale.Vederli guarire è stata una gioia immensa,soprattutto dopo aver vissuto con loro il dolore! Son passati due anni da quel sabato mattina. All'inizio Eravamo in sette,student...i di medicina,che volevano fare esperienza,che volevano capire e che volevano aiutare il prossimo.Ora siamo quaranta e più,tanti giovani aspiranti medici e non,che tutti i giorni cercano di trasformare la noia ed il dolore in gioia e sogno.I libri ci aiutano a cercare sorrisi e quando a fine giornata chiudiamo la biblioteca,ritroviamo sempre anche il nostro."

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