giovedì 8 dicembre 2011

L'odore dei pop corn


Sono pochi giorni che vivo nella stanza numero 3 del Regno di Op. Sarà la metà di giugno, saranno le sei del pomeriggio. Il mostro che abita la pancia del mio bambino non ha ancora un nome. Lui sembra tranquillo e sorride alle sue api di plastica. Io me lo faccio bastare e passo le mie giornate a tirare il latte e sterilizzare i biberon in attesa che un qualche miracolo accada e che un qualche eroe dei fumetti venga a salvarci.

Ho scambiato il Regno di Op per una prigione. Dalla stanza 3 non esco mai, se non per bere di corsa un caffè nell'immenso e caotico bar del Grande Ospedale.

Strofino un biberon bollente con un pezzo di pannocarta mentre Angelo dorme. All’improvviso mi accorgo di quell’odore. Il mais tostato delle feste patronali, dei cinema multisala, delle serate con le amiche del liceo davanti a qualche stupido telefilm. L’odore dei pop corn, nel Regno di Op. è reale o frutto della mia nostalgica immaginazione?

Prendo il coraggio a due mani e mi affaccio in corridoio, di fronte alla medicheria. Guardo a destra, poi a sinistra. Le vedo. Ciotoline di plastica stracolme di pop corn distribuite dalle infermiere ai piccoli abitanti del Regno. I bimbi corrono verso il carrello. Ne ingoiano a mucchi, perdono dalle mani riccioli bianchi che cadono a terra. Come al luna park.

Imparo che nei reparti di Oncologia pediatrica, alle sei del pomeriggio, si fanno i pop corn, come al cinema e alle feste di paese. Imparo che esiste una ludoteca, in fondo al corridoio, con un biliardino, una radio, una pila di giochi da tavola, centinaia di libri e dvd. Vedo che i ragazzi più grandi si contendono una play station con uno strano monitor a forma di palla da basket, da piazzarsi davanti al letto per far passare più in fretta trasfusioni e chemioterapie.

Realizzo per la prima volta che in quell’angolo del Grande Ospedale si curano i bambini. Non i malati. Proprio i bambini. E mi sento sollevata dal fatto che i bambini, anche quando sono malati, restano sempre più bambini che malati. Con i loro pop corn, i loro disegni, le loro partite al biliardino e alla play.

Meno male, penso. E sento un po’ meno dolore.

5 commenti:

  1. Questa prima parte del tuo libro, che spero finirai di scrivere e perchè no pubblicherai, mi ha commossa e mi ha incuriosita a tal punto che,per una come me che purtroppo non è attratta dalla lettura,continuo a leggere con voglia ed entusiasmo! sei veramente grande mamma Paola...aveva proprio ragione mio padre quando mi diceva che tu sei una persona fantastica,piena di idee, di iniziative e con un grande spessore culturale!!Ti ammirava molto e ti seguiva sempre quando andavi al Maurizio Costanzo!ti abbraccio Francesca squeo

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  2. spero solo che vada sempre meglio.

    EdS

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  3. Commossa abbraccio te e coloro che combattono accanto a chi lotta per la vita

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  4. Ciao Paola, non sò se ti ricorderai di me, ti ho visto crescere quando eri bambina giocando con tua sorella Rossella, ma questo ha poca importanza; è da qualche giorno che leggo le tue storie sul regno di OP e non posso far altro che ammirare la tua forza nel commentare tutto ciò che accade intorno al Grande Ospedale, non sò quante mamme avrebbero il coraggio, la forza e lo spirito di farlo. Sei grande, continua così. Un'abbraccio Gianni Sagliano.

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  5. Scoperto stasera grazie a mia cugina Maria Rita, - un'infermiera del regno di Op - e letto tutto d'un fiato,questo tuo blog coraggioso.
    Grazie perchè mi hai fatto pensare tanto,commuovere...e talvolta sorridere piano piano.
    Abbiamo tutti da imparare da persone coraggiose e normali come te. :)
    Un abbraccio, Paola.

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