mercoledì 28 dicembre 2011

Un Natale normale

E così il Natale è arrivato anche per noi. Per noi che abbiamo passato gli ultimi mesi tra casa e ospedale. Per noi che avevamo una vita tranquilla e un giorno l'abbiamo persa senza una spiegazione e senza che nessuno ci chiedesse scusa. Per noi che prima eravamo famiglie come tante altre: la casa, il lavoro, le bollette a fine mese, il cinema, le gite fuoriporta nel week end. E poi dopo più niente. Terremotati dalla malattia dei nostri figli, costretti ad affrontare una salita improvvisa e interminabile, a sospendere ogni possibile leggerezza, a dimenticare ogni pensabile normalità, a violentare ogni ipotesi di quotidianità programmabile. Per noi che abbiamo smesso di contare il tempo con i giorni e le settimane, perché andiamo "a cicli". Ogni ciclo di chemioterapia è un pezzo di incubo che con sollievo si stacca, un pezzo di speranza di farcela in più. 

Ci abbiamo provato, a passare un Natale come tutti gli altri. I medici e le infermiere del regno di Op hanno tentato con ogni mezzo di darci una mano, cercando di incastrare le terapie di tutti in modo che almeno il 24 e il 25 la maggior parte di noi fosse a casa e non nel Grande Ospedale. Ma non è andata esattamente così. Non è stato per niente un Natale normale.

Un Natale normale è quando puoi uscire anche se fa freddo o entrare in un centro commerciale a comprare gli ultimi regali, senza la paura che il tuo bimbo immunodepresso a causa delle chemioterapie possa prendersi qualunque forma di virus o malanno. E' quando puoi organizzare un cenone con tutte le persone che vuoi senza chiedere agli ospiti di mettersi la mascherina e lavarsi le mani e poi passarle al disinfettante. E' quando tuo figlio può ruzzolare sotto l'albero insieme ad altri bambini senza il divieto di avvicinarsi troppo a chi va a scuola o all'asilo (ovvero tutti i bambini tranne quelli del regno di Op), perché "è pericoloso". Un'influenza per un bambino del regno di Op può far saltare le terapie per giorni o settimane e in alcuni casi questo può essere letale.

Un Natale normale è quando non devi passare il tuo tempo a spiegare a parenti e amici che se sei nervoso e scostante e pensieroso e assente è normale, perché il regno di Op ti sfinisce, e anche se provi in tutti i modi a farlo sembrare un posto normale non è proprio così. E' quando a Santo Stefano te ne puoi stare tranquillo a casa a mangiare i tortellini in brodo e gli avanzi del giorno prima, senza dover tornare in reparto per una trasfusione o per una febbre alta, o per l'urgenza di una chemio che non può aspettare. Ma soprattutto un Natale normale è quando non pensi mai che potrebbe essere l'ultimo Natale con tuo figlio e l'ultimo Natale di tuo figlio.

E' un pensiero che dura il tempo di un istante. Perché i bambini del regno di Op, si sa, sono invincibili e ce li riporteremo tutti a casa. Ma è in quel preciso istante che questo pensiero tremendo ti gela. E maledici l'albero, il presepe, il bue, l'asinello, i pastori, le pecorelle, le coccarde, le lucine e tutta l'infernale macchina del Natale normale del resto del mondo che ti circonda perché qualcuno ha deciso di tirare fuori dalla giostra bellissima e rassicurante del White Christmas e Jingle Bells proprio te, la tua famiglia, il tuo bambino innocente, così simile a tutte le altre centinaia di bambini che popolano i centri commerciali, le scuole, gli asili. Un bambino normale, se non fosse scivolato, senza colpa, un giorno non troppo lontano che sembrava un giorno come tanti, nel regno di Op.

3 commenti:

  1. I bambini del Regno di Op quest'anno ce li portiamo tutti a spasso nel cuore. La notte di Capodanno che è fredda e ti gela le dita, a salutare chi passa, qui sul lungomare di Ancona. A vedere le navi del porto che prendono il largo dei loro viaggi. Con tutti i viaggi negli occhi a sognare, per loro. Un abbraccio.

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  2. le tue parole, i tuoi resoconti, i tuoi stati d'animo, la tua rabbia giusta e legittima mi colpiscono e vorrei poter essere onnipotente e togliere tutta la sofferenza e le ingiustizie, ma la vita è un'altra, purtroppo...
    non ci sono parole che possano alleviare il dolore o cambiare la realtà ma spero di cuore di poter leggere al più presto che il regno di op ha trovato il modo di sconfiggere il nemico. un abbraccio

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